IPERATTIVITA’ DEI SISTEMI DELLO STRESS E RISPOSTA IMMUNOENDOCRINA

(Maria Corgna)

IL RUOLO DELLA MEDICINA FISIOLOGICA DI REGOLAZIONE

La Pnei, come ormai noto, è  la scienza che studia i sistemi dello stress . Quando una parola entra a far parte del linguaggio comune rischia di perdere il suo significato originario. È quello che è successo con stress! I progressi della ricerca hanno aperto molte nuove prospettive, rendendo ormai obsolete le teorie sullo stress cattivo da combattere ad ogni costo.

Tra coloro che hanno contribuito a ribaltarle, l’americano Bruce McEwen occupa un posto di primo piano. Il grande pubblico lo conosce per un saggio divulgativo The end of the stress as we know it (con Elisabeth Norton Lasley, National Academic Press 2002). La sua è una carriera dedicata alla Rockefeller University di New York dove è attualmente responsabile del laboratorio di neuroendocrinologia.

Più che parlare di stress, ci ricorda, è opportuno parlare di sfide. Il nostro organismo è programmato per consentirci di rispondere a queste sfide, alle cose che ci succedono e ai cambiamenti dell’ambiente recuperando il suo equilibrio mediante un processo di “allostasi”, cioè stabilità ottenuta mediante il cambiamento.

Il problema si verifica quando questo meccanismo fisiologico di risposta entra in una condizione che potremmo definire di sovraccarico  vuoi per eccesso di stress o per insufficiente gestione dell’allostasi, in altri termini per incapacità di ridurre la tensione quando necessario.  A questo punto si parla di “sovraccarico allostatico” che si traduce in uno stato di frustrazione o ansia perenne e in un aumento degli stessi mediatori chimici che finiscono con il logorare il sistema cardiovascolare, endocrino ed immunitario.

L’epidemiologo inglese Michael Marmot con i cosiddetti Whitehall Studies sui dipendenti pubblici ha dimostrato che le persone di più bassa condizione sociale sono più vulnerabili alle malattie anche se si prendono cura di se stesse. Molti fattori determinanti per l’eccesso di stress sono legati alle interazioni personali, al fatto di avere poco controllo sulla propria vita e sul proprio lavoro.

Nei primi studi di misurazione  di quanto gli scienziati  di lingua inglese definiscono wear and tear, che potremmo tradurre come “logoramento” dell’organismo o “usura”  sono stati considerati  i parametri che di seguito elenco:

-Pressione arteriosa sistolica massima

-Pressione arteriosa diastolica minima

-Cortisolo ematico e urinario

-Adrenalina e noradrenalina urinarie,

-Dhea-s (deidroepiandrosterone solfato) nel siero,

-Emoglobina glicosilata,

-Colesterolo HDL,

-Rapporto tra colesterolo totale e colesterolo HDL,

-Circonferenza vita / fianchi.

Successivamente  uno studio  pubblicato su Pnas (Gruenewald,T e al, Combinations of biomarkers predictive of later life mortality, Pnas 2006;103:14158-14163) ha utilizzato anche i marker dell’infiammazione: PCR, Interleuchina-6, fibrinogeno, albumina.

La valutazione integrata del grado di “wear and tear” dell’organismo mediante marcatori endocrini, immunitari e metabolici è di relativamente semplice applicabilità.

Alti livelli di markers dello stress e dell’infiammazione segnalano un alto rischio cardiovascolare ma non solo; rischio che può essere attenuato da altri fattori come ad esempio l’HDL.

Questa prospettiva si sgancia dalla considerazione del rischio cardiovascolare  legata a parametri singoli come la colesterolemia ad esempio. Secondo alcuni studi dell’Istituto Superiore di Sanità, una bassa colesterolemia in età avanzata potrebbe addirittura essere considerato un  dato  sfavorevole!

Il grado di “wear and tear” o logoramento  determina il rischio di malattia.  A quanti di noi capita talvolta di non riuscire a…..staccare la spina?

L’iperattività dei sistemi dello stress caratterizza moltissime patologie che rappresentano il target principale di una terapia in chiave Pnei.

Vorrei a questo punto fare un’altra considerazione!

Ho già avuto occasione di rivisitare  il concetto di “placebo”. Un esame dei dati della letteratura dimostra che il placebo inteso come tavoletta di lattosio, utilizzato per i trial clinici randomizzati controllati in doppio cieco,  non ha quasi mai  efficacia terapeutica (tranne per alcuni modesti risultati sul dolore). Impropriamente infatti, il modello riduzionista definisce “placebo” qualunque forma di intervento terapeutico non farmacologico inteso in senso classico.

Il paradigma olistico, al contrario, riconosce molteplici possibilità di interazione terapeutica  non farmacologica con il netwok Pnei. Dieta, attività fisica , tecniche antistress, meditative e di respirazione, terapie fisiche e musica sono potenti modulatori del network Pnei!

Alla luce di queste riflessioni, negli ultimi  anni mi sono gettata “anima e corpo” sulla messa a punto di un modello terapeutico olistico e integrato costruito su quattro pilastri fondamentali : P  psiche, N nutrizione, E  esercizio, I  Iter terapeutico. Il metodo Pnei4U® è oggetto di corsi base e avanzati. Lo sviluppo più recente è l’innovativo software Pneisystem.

Il software è incentrato sul metodo Pnei4u e declina la terapia sotto forma di tecniche antistress, nutrizione, attività fisico posturale ed iter terapeutico integrato. Un software maneggevole, facile da usare, che amplifica i talenti e le qualità personali dell’operatore contribuendo a creare un data base che renderà oggettivo su base algoritmica il risultato terapeutico ottenuto e lo stato di avanzamento della terapia.

Grande “challenge” anche per il paziente che viene motivato a migliorare il suo “score” ( qualunque sia la sua patologia/richiesta di benessere) e valore aggiunto per noi ovvero rendere oggettivo un risultato terapeutico in una cornice epistemologica non più basata solo su misurazioni “lineari” ma sulla misurazione di parametri anche “qualitativi” come l’energia, la vitalità, stress ossidativo, Ph, saturimetria …

In una review comparsa nel 2004 sul BrJSports Med 38: 536-541 dal titolo “Endocannabinoidi ed attività sportiva” Dietrich e Mc Daniel suggeriscono che  il senso di benessere e i  profondi cambiamenti dello stato mentale che conseguono allo sport e in particolare analgesia, sedazione, ansiolisi  sarebbero probabilmente da ricondurre ad un aumento delle concentrazioni seriche di endocannabinoidi tra i quali l’anandamide (ananda in lingua sanscrita significa beatitudine n.d.a.).

Che l’esercizio fisico induca una profonda alterazione dello stato di coscienza è un dato ben documentato nella letteratura scientifica: un “etichetta” che è stata attribuita  a tali modificazioni è quella del “runner’s high”  descritta soggettivamente come… “pura felicità, attivazione, senso di unione, pace, armonia interiore,incontenibile energia e riduzione della percezione del dolore”!

Cos’altro è necessario per attribuire all’attività sportiva un ruolo chiave nella regolazione del network PNEI?

A questo punto nasce l’integrazione tra Pnei e Accademia del Fitness. Massimo Spattini è un’icona mondiale nell’ambito della visione Pnei dello sport e sono particolarmente onorata di scrivere su questa prestigiosa rivista.

La medicina fisiologica di regolazione che utilizza diluizioni decimali di ormoni citochine e neurotrasmettitori si avvale di prodotti a base di catalizzatori del ciclo dell’acido citrico, ormoni low dose , pools di aminoacidi essenziali che contribuiscono all’anabolismo muscolare, stimolano la fosforilazione ossidativa e riducono la sintesi dell’acido lattico accelerandone lo smaltimento.

Fondamentale per una performance ottimale sarà anche una eccellente qualità del sonno. L’insonnia costituisce uno dei più diffusi disturbi trattati in chiave Pnei. Se ne distinguono due forme:  l’insonnia iniziale caratterizzata dalla difficoltà a prendere sonno e l’insonnia intermedia caratterizzata da risvegli precoci.

La prima dipende da uno squilibrio dell’attività neuronale  a livello del troncoencefalo dove i neuroni sincronizzanti(serotonina, adrenalina) o del sonno  e i neuroni desincronizzanti (acetilcolina, GABA) o della veglia perdono la coordinazione bloccando la starting line del sonno.

Nelle terapie low dose ci avvaliamo di prodotti a base di Escholtzia californica, Melilotus officinalis, Citrus aurantium, Gaba e Serotonina  che ottimizzano i meccanismi di induzione del sonno.

Ricordo anche tre oligoelementi utili:  alluminio, magnesio e manganese. La proposta terapeutica più innovativa riguarda a mio avviso i minerali pidolati il cui assorbimento parrebbe ottimale. Nell’insonnia con risvegli precoci, è indicata  la prescrizione di Melatonina 4CH (il picco notturno della sintesi di melatonina da parte di epifisi e midollo osseo avviene proprio intorno alle tre di mattina).

Frequentemente lo stress porta ad un calo del desiderio sessuale e della performance sportiva. Tra le possibili cause un frequente riscontro endocrino sia nelle donne che nell’uomo è l’iperprolattinemia anche borderline (valori intorno a 25-30ng/ml). L’aumento fisiologico e compensatorio del tono dopaminergico che ne consegue inibisce via GNRH l’attività gonadica.

Ricordo  che l’iperprolattinemia  potrebbe segnalare anche una patologia tiroidea su base perlopiù autoimmune. Il dosaggio della prolattina va ripetuto almeno due volte in condizioni di riposo e che nella donna è opportuno effettuare la misurazione subito dopo il ciclo mestruale. L’aumento di prolattina è frequentemente associato ad iperattività dei sistemi dello stress e calo del desiderio sessuale. La risposta  farmacologica poggia anche sulla somministrazione di Serotonina, Prolattina e ACTH low dose.

Abbiamo cercato di tratteggiare alcuni dei concetti fondamentali della fisiopatologia Pnei e, soprattutto, di introdurli in un’ottica terapeutica sistemica.