L’ALCHIMIA DEL CIBO : LE RICETTE CHE CURANO

(Antonella Dassenno)

Come  fare a  conciliare  alta  cucina e  ottimi  sapori  con  cura  e prevenzione  delle  principali  malattie  metaboliche,  delle  malattie  cardiovascolari,  delle  malattie  autoimmunitarie riuscendo   inoltre  a  raggiungere un  alto  equilibrio  psicofisico? Come  fare  a  curare  gastrite,  colesterolo,  trigliceridi,  mangiando  bene  ma  soprattutto “  buono   buono” ? Come  fare  a  dimagrire  senza  rinunciare  ai  sapori  o  peggio,  al  cibo ? La  risposta  è  davvero  molto,  molto  semplice. Per  fortuna, sempre  più,  sta  nascendo  la  coscienza  di  noi  stessi  come  individui in  grado  di  lavorare  per  mantenere  un  giusto  equilibrio  psicofisico.  Teniamo  di  più  a  noi  stessi  e  al  nostro  benessere,  cerchiamo  di  mangiare  bene e  spesso  ci  mettiamo  a  dieta,  mangiamo  più  frutta  e  verdura  e  meno  grassi. Crediamo  di  sapere  tutto  sul  cibo  e   siamo  sempre  più  attenti  alle  etichette. Mangiamo  fortunatamente  più   biologico,  sappiamo  che  il  cibo  è  importante, che se  mangiamo  grasso”  ci  fa  male,  che  i  formaggi  sono “ pesanti,”  che  i salumi  ci possono intossicare,  ma  non  conosciamo  in  realtà  gli  straordinari  poteri  “energeticidel  cibo  sulle  patologie   sia  in  senso  sintomatico che  in  senso  più  archetipico, arrivando,   attraverso  un  percorso  di  pietanze,  al sè,  curando l’individuo nella sua unità  psicosomatica. Poco si conosce dell’uso  del  cibo  in  senso  terapeutico  :   in  una sintomatologia acuta, dalla  semplice  indigestione,  ad  una  banale  infezione  virale,  nel  caso  di  un intervento  chirurgico  (sia  per  quanto  riguarda  la  preparazione  del  paziente all’ intervento  che  nel  periodo  post-operatorio),  nei   malati  terminali   e  in  un’infinità di  casi,   la  pietanza  agisce  sia   sulla  sintomatologia  dolorosa  in generale  che  in  modo specifico    e  spesso,   per  non  dire  sempre,   il  cibo  diventa  più  efficace  di  qualsiasi  farmaco  sia  allopatico  che  omeopatico  (l’astensione dal cibo molto meno) . Usare  l’eccezionale  potere  del  cibo vuol dire, ad esempio  contrastare  gli  effetti  collaterali   di numerosi  farmaci :   nel  caso  della  chemioterapia,  nelle anestesie ,  nelle  allergie  da  farmaco,  ecc…

Le   malattie  croniche  più  diffuse  come  la  gastrite, la  colite e  dolori  cronici di  varia  natura,  derivanti  solitamente  da  un insieme  di  concause  come  intolleranze  alimentari ,  stress,  squilibri  metabolici  ed   enzimatici,  da  un  cibo mal  tollerato  e  mal  digerito,  spesso  non  rispondono  a  nessun  tipo  di  terapia  anche  solo  sintomatica,  tanto  da  venir  definite  per  eccellenza  malattie  di origine psicosomatica. In  questi  casi  una  giusta  sequenza  di  pietanze  è  in  grado  velocemente  di  curare l’individuo  che,  ben  presto,  si  dimenticherà  di  essere  stato  un  malato  cronico. Queste   patologie  curate  nella  fase  iniziale ,  con  una  semplicissima   dieta, intesa sempre come  sequenza  di  pietanze,  rispondono  immediatamente  e  definitivamente  al trattamento. Non  credo  che  ci  sia  per  esse   un  più  efficace  ed innocuo  metodo  di cura. Il  cibo  pietanza  inoltre  è   in  grado  di   potenziare  qualsiasi  terapia  a qualsiasi  livello sia  essa attuata,  con  un  effetto sia sinergico  con  altre  terapie  sia  di contrasto  di  eventuali  effetti  indesiderati,   fisici ,  psichici   o  energetici.  Sappiamo  che  un’attività  sportiva   mal  fatta  può  danneggiarci,  ma  non  sappiamo  che una  dieta  non  adatta  a  noi,   per  quanto  equilibrata   di  proteine,  carboidrati,  sali minerali, lipidi,  vitamine ,  può danneggiarci   anche  in maniera grave.  Soprattutto  non  conosciamo  il  potere  del  cibo  che  stiamo  mangiando,  se  ci  farà   caldo, freddo,  se  ci  farà  gonfiare,  se  ci  farà  aumentare  o  diminuire  di peso    se  ci  farà scaricare  o  ritenere  i  liquidi,  se  farà  aumentare  o  diminuire  quel  senso  di  nausea  o quel  mal  di  testa,  se  ci  darà  energia  o  ce la  toglierà,  se  ci  renderà  nervosi  o  ci  tranquillizzerà,  se  ci  farà  venire  o meno  la  depressione…..

Conoscere  il  cibo  equivale  a  scoprire  un  mondo  straordinario.

 ACCENNO  AI  PRINCIPI  CURATIVI  APPLICABILI  AL CIBO  E ALL’ESECUZIONE  DEL PIATTO   

Il  cibo,   cioè   l’insieme   degli  alimenti  che  ingeriamo,  ha  varie proprietà:

–          proprietà  nutrizionali  di  ogni  singolo  alimento  cioè  vitamine , proteine, sali  minerali,  lipidi,   glucidi,  ecc…

–          proprietà  probiotiche (sempre  di  ogni  singolo  alimento),  cioè  tutte  quelle  sostanze  contenute  nell’alimento  stesso  che  aiuteranno  l’organismo  a rinforzare  le difese  immunitarie,  come  i  flavonoidi,  i  fermenti  lattici  vivi ,  i  lieviti,  la  lecitina, i  sali  minerali,  le  vitamine, gli  enzimi, gli oligoelementi,   ecc…

–          una  componente  energetica , e  per  energia,  non  intendo  calorie   ma  l’energia  di  cui parla  la  macrobiotica  con il concetto dello ying e dello yang, del  caldo  e  del  freddo,  della  notte  e  del  giorno,  di  ciò  che  espande  e  ciò  che  va  all’essenza ,  del  dolce  e  del  salato;       basata sull’antica filosofia cinese ( Taoismo ) secondo la quale la realtà  è  formata  appunto dal rapporto tra due energie :  yang  (  maschile ) e yin ( femminile ). La salute è un giusto rapporto tra queste.

Un ulteriore caratteristica energetica degli alimenti è il sapore.

Il sapore infatti è un tipo di energia che provvede direttamente alla nutrizione dell’organo. Per la dietetica cinese il sapore di un alimento non è solo la sensazione gustativa ma anche una parte energetica più sottile che  varia a secondo dei diversi cibi. Nell’arco di sperimentazioni millenarie, i medici cinesi hanno individuato  tutti i cibi corrispondenti ai cinque sapori fondamentali, i quali a loro volta sono riferibili ai cinque elementi e dunque,  agli organi ad essi corrispondenti:

–          sapore agro acido ( fegato e cistifellea )

–          sapore amaro ( cuore e intestino tenue )

–          sapore dolce ( stomaco e milza )

–          sapore piccante ( polmoni e intestino colon )

–          sapore salato ( reni e vescica )

–          una  componente  organolettica  cioè  colore,  odore,  sapore…

 

–          una  componente    bontà- gusto ”  cioè  colore,  sapore,  odore,  retrogusto,  aspetto,  e consistenza  della  pietanza,  non  più come  elemento  soggettivo,  ma  come  principio  di cura  e strettamente  legata  alla  componente  emozionale  ,  vibrazionale  e  perciò  alla componente   armonica  del  piatto. La    pietanza   cucinata  in  modo  da  non   ottenere  quel  sapore,  quell’aspetto,  quella consistenza,  quel profumo,   non  avrà  le  stesse    proprietà   anche  se  conterrà esattamente  gli  stessi  ingredienti. Naturalmente  si  deduce  che  sia  l’assemblaggio  dei  vari  alimenti,  che  la procedura  usata per  cucinarli,  costituiscono  un  aspetto  fondamentale  quasi  sempre  trascurato  quando si parla  di  diete  e  di  cibo.

Ciò  che  cura  non  sarà  solo  la  proprietà  dell’ alimento,  dell’ insieme  degli alimenti  o delle  associazioni,   ma  per  primo  il “  sapore-gusto  ”, la  consistenza  e   l’insieme  e l’armonia   che  sapremo  ottenere  cucinando  quegli  alimenti  così  da  creare  quella particolare emozione. L’armonia  del  gusto  che  riusciremo  ad  ottenere  può  superare  le  proprietà  negative  del mettere  insieme  determinati  alimenti.  Se  mangiamo  veramente  buono  ma  “pesante”,  il “pesante”  verrà  in parte annullato,  cioè il  cibo  non   risulterà  così  indigesto,   proprio  perchè  la  bontà  della  pietanza  ottenuta  avrà  superato l’indigeribilità della  pietanza  stessa. Altrettanto  vale  il  principio  contrario :   se  mangiamo  leggero  ma  con  un  sapore  mediocre  o  mangiamo  cibi  ricchi  di  fattori  probiotici  ma  con  un  sapore   piatto,  andremo  ad  annullare  in  parte  i  benefici  contenuti  in  quegli  alimenti. Nessuno  ha  sperimentato  tutte  le  gamme  di  possibilità  di  creare  pietanze  che  curano perché  queste sono infinite. Il  cibo  che  andremo  a  mangiare  non  è  solo  un   insieme  di   ingredienti  che  noi  avremo assembrato  ma  anche  l’insieme  di  più  elementi,  i  quali  concorreranno  a   realizzare  la  nostra  pietanza . Bisognerà  quindi  tenere  conto, ad esempio,  del  modo  in  cui  verranno  cotti  gli  ingredienti  o  parte di  essi ,   del  grado  di  cottura,  di  un  ingrediente  rispetto  ad  un  altro,   della  quantità di  un  ingrediente  rispetto  ad  altri  che  vanno  a  comporre  il  piatto,  dellapreponderanza  di  una  tonalità  cromatica   rispetto  all’insieme  del  piatto o  parte  di  esso  oppure  ad  altre  tonalità  cromatiche. Ci    saranno  ulteriori  per  non  dire  infiniti  elementi  di  modificazione  per  l’assoluta  relatività  del  risultato “ pietanza  finale “ ,  intesa  appunto come insieme  di  infinite  modificazioni  pur  partendo  dagli  stessi  ingredienti  iniziali. Per  cui  la  ricetta,  quando  si  parla  di  cibo  che  cura,  è  assolutamente  indispensabile. Il  cibo  contiene   gli archetipi  di  tutte  le  medicine ,  di  tutte  le  scienze ,  di  tutte le  filosofie,  risponde  ai  principi  della  medicina  allopatica,  che  ha  creato  una branca  di studi  che  si  occupa  della  scienza  dell’alimentazione , risponde  altresì  ai  principi  della  medicina  omeopatica:  la  più  alta   diluizione  omeopatica applicabile  al  cibo  è  l’astensione  dal  cibo  stesso  che  deve  essere  comunque  cucinato sconfinando  in  un’altra  scienza :  nella  medicina  energetica,  nel rito. Al  cibo potranno  essere  applicati,  oltre  ai  principi  della  medicina   allopatica, omeopatica ed  energetica,  quelli   della  fitoterapia,  della  medicina  emozionale  o  vibrazionale dell’aromaterapia,  dell’  alchimia  e  quant’ altro  e,  soprattutto,  il  principio  stesso  ed imprescindibile  del  piacere . Sarà  possibile  inoltre  applicare,  cucinando  la  stessa  pietanza,  diversi   principi  curativi insieme  o  renderne    preponderante  uno   e  usare  gli  altri  in   sottofondo,  come  in  una  sinfonia.