BIOFEEDBACK E STRESS MANAGEMENT in Medicina Antiaging

(Sonja Ongaro)

In medicina anti-aging è molto importante analizzare ogni meccanismo che porta a qualche forma di logorio e degenerazione dell’organismo, in modo tale da poter controbilanciare questi processi con stimoli rigenerativi adeguati. Più fattori deterioranti e logoranti vengono individuati e meglio si riesce a costruire un programma personalizzato capace di rallentare l’invecchiamento e la perdita di riserve funzionali. In medicina anti-aging la valutazione dei meccanismi organici e molecolari è diventata negli anni progressivamente più raffinata mentre risulta ancora piuttosto difficile, e per questo spesso trascurata, l’analisi di fattori psicologici come pensieri, immaginazioni, emozioni e il loro impatto sulla funzionalità organica. Alla difficoltà reale di catturare e valutare questi aspetti, si aggiunge che molti medici non credono nella stretta connessione tra sfera mentale e processi fisici, la considerano scarsamente fondata su dati scientifici e quindi, pur intuendone l’importanza, la mettono da parte. Ma sappiamo invece che dal benessere psicoemotivo di una persona dipendono forse gli aspetti più profondi della sua salute e felicità e non possiamo nemmeno continuare a sostenere che non vi siano evidenze scientifiche delle profonde interconnessioni tra mente e corpo perché, al contrario, esistono molti studi pubblicati anche su riviste mediche molto prestigiose.

Il biofeedback computerizzato e multisensoriale è una metodologia che permette di dare concretezza e oggettività allo studio della sfera psicoemotiva e quindi di rendere maggiormente gestibili gli stimoli mentali e il loro impatto sulla funzionalità fisica. Si tratta di tecnologie sia diagnostiche che terapeutiche che, grazie all’uso di sensori, permettono di registrare informazioni su alcuni parametri fisiologici e sulla loro variazione in diversi stati emotivi. Tra i parametri registrati ricordiamo la frequenza cardiaca, la respirazione, l’attività elettrica cutanea, la tensione muscolare, la temperatura cutanea, l’elettromiografia e le onde cerebrali. I dati vengono poi visionati tramite un apposito software e valutatati in base alle diverse fasi del test, suddiviso in genere in momenti stressanti seguiti da fasi di recupero. Oltre ai dati grezzi si possono anche valutare parametri più complessi, come la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), ossia l’analisi della regolazione tra un battito cardiaco e l’altro, riconosciuto come un valore strettamente connesso al grado di stress, alle riserve funzionali e perfino all’età biologica del soggetto. La HRV viene usata anche per comprendere il rapporto tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico ma è ipotizzabile che il comportamento di questa variabile sia connesso a molti altri fattori. I parametri analizzati con il biofeedback possono infatti essere considerati come rappresentazioni di fenomeni regolatori profondi e complessi.

Come agenti stressanti si usa per esempio lo stroop test in grado di creare un’interferenza tra l’impulso automatico di leggere la parola che descrive un colore e il compito proposto di dire invece più velocemente possibile soltanto il colore nel quale le parole che si susseguono sono scritte (per esempio la parola arancione può essere invece scritta in blu, la parola rosso può essere scritta in viola, ecc). Tutto ciò viene visto dal soggetto su uno schermo dove successivamente potrà anche osservare la reazione dei vari parametri registrati. Lo stesso strumento di biofeedback può essere anche usato per fare degli esercizi che aiutano a riportare i vari parametri nel range ottimale di funzionalità. Si può per esempio imparare velocemente a respirare con l’addome usando un sensore addominale che si espande con l’inspirazione e si restringe con l’espirazione e ad ogni atto, sincronizzato con il sensore, ci sarà un pallone sullo schermo che si gonfierà e sgonfierà. Oppure si potrà imparare a sincronizzare battito cardiaco e respiro o aumentare la temperatura cutanea con una lunga serie di esercizi divertenti ed efficaci.

Il biofeedback permette soprattutto di aumentare la consapevolezza su come l’organismo si adatta a diverse condizioni emotive e permette alla persona di aumentare la capacità di interpretare i sintomi legati allo stress e di trovare la strada migliore per attivare la risposta di rilassamento. L’apprendimento di tecniche di auto-rilassamento psico-fisico può essere accelerato con l’aiuto del feedback visivo. All’operatore è permesso di quantificare lo stress e la sua riduzione e di interpretare la funzionalità e l‘accumulo di fatica e tensione in modo più preciso e completo. È bene però ricordare che nello stress management è importante che l’operatore si faccia un quadro preciso della personalità e delle preferenze del soggetto e che trovi insieme a lui o lei delle tecniche di rilassamento e di gestione del dialogo interiore che permettano di imparare con voglia e piacere. Il metodo praticato è meno importante per una reale e duratura riduzione dello stress del piacere emotivo con il quale il soggetto affronta l’approccio stesso.